Angeli II – Ep. 09

Al Sancta Sanctorum il gruppo era rimasto intrappolato nel laboratorio. Il pavimento era completamente coperto dai liquidi verdastri che erano fuoriusciti dal corpo inerme di Seliah.

“Ci sono altre uscite?”

 

“Temo di no…”

Rispose Gabriel al Jubei clone. Intanto Nalani era impegnata a cercare di capire qualcosa di più sulla spada di Jakarta. L’uomo ricoperto dai tatuaggi rosso acceso si stava muovendo per tutto il laboratorio osservando, interessato, il sangue verdastro di Seliah.

“Bene, potresti dirmi chi sei?”

 

“A tempo debito ti sarà detto il mio nome, per ora considerami come il tuo angelo custode.”

 

“Beh, veramente ce l’avrei già il mio angelo custode, si chiama Caliel. Almeno sapresti dirmi qualcosa sui Sid, dato che il tuo ultimo padrone ne era emissario?”

 

“Che t’importa di Jakarta, ora è morto.”

 

“Qualsiasi informazione sui Sid è importante per noi.”

Matt si avvicinò a Nalani e le chiese se poteva provare ad utilizzare la spada. Lei annuì anche se non era sicura che il ragazzo sarebbe riuscito a sollevarla… e infatti fu così. Allora Nalani prese la spada e, senza eccessiva fatica, la sollevò per far vedere a Matt che lei ci riusciva.

“Il merito non è mio, ma di questo… amico?”

 

“Ma di chi stai parlando? Qua non c’è proprio nessuno!”

 

“No, no… è qua accanto a me. Non lo vedi?”

L’uomo tatuato le sussurrò all’orecchio.

“Più cose dirai di me e meno aiuto riceverai.”

Così dicendo mollò la presa dall’elsa della spada e dalle mani dell’hawaiana facendo finire quest’ultima a terra a causa dell’eccessivo peso dell’enorme spada. Poi l’uomo convinse Nalani a portarlo sempre con sé. Intanto Jubei clone era nella piattaforma rialzata dove stava un monitor. Utilizzò la sua spada sull’attrezzatura tecnologica e grazie ad essa trovò una via d’uscita dal laboratorio. Già che c’era controllò il secondo piano e fece una ricerca per trovare, tra i vari cloni, qualcuno che avesse delle forti abilità nel campo spirituale… all’interno del piano c’erano ben tre copie di Sean!

Jubei uscì dal database e segnalò ai presenti l’uscita che era riuscito a scoprire. Subito, Matt ed Elisabeth, si misero all’opera per liberare il passaggio ostruito dai massi e dopo un po’ tutti riuscirono a vedere una porta contrassegnata dal cartello d’uscita di sicurezza che avrebbe portato il gruppo al secondo piano.

Nel frattempo, alla chiesetta nel Mohave, Seth si fermò.

“Ma… dove stiamo andando?”

 

“Andiamo dal gruppo di Abbadon.”

Così dicendo il gatto reincarnato e Colette ripresero a camminare. Però… più continuavano a procedere più una strana nebbiolina calava in quel luogo, rendendolo quasi spettrale. Una sagoma nera apparve in lontananza… si stava avvicinando a loro e… aveva due paia d’ali bianche. Colette temeva che quella figura fosse un nemico. Seth insospettito dal fatto che di solito le Dominazioni perlustravano in gruppo, si avvicinò alla sagoma… era Raphael!

L’Arcangelo si avvicinò sempre più a Colette.

“Colette! Proprio te cercavo. Sono contento di vederti sana e salva!”

 

“è stato Juniel a liberarmi.”

 

“Bene. Comunque sono qui perché ho bisogno di qualcuno di fidato per compiere una missione. Si tratta della locanda delle Locuste. Alcune Locuste sono fuggite a causa della pericolosità della situazione ma altre sono rimaste per riprendere la locanda e ciò che sta al suo interno. Una ragazza è stata presa d’ostaggio e quello che posso dirti è che sarebbe davvero molto utile per le cose che sa. Potrebbe addirittura aiutare la Città d’Argento!”

 

“E chi sarebbe?”

 

“Un’umana.”

 

“E da quando in qua gli umani sono un nostro problema?”

 

“Da sempre, lo dovresti sapere. E poi c’è anche un Principato, questo dovrebbe farti capire l’importanza della sopravivenza di questa ragazza.”

 

“Va bene. Vengo in ogni caso perché voglio riprendere ciò che è mio!”

Raphael rimase serio in volto.

“Sai… ai tempi in cui c’era Yawak, Abbadon era continuamente protetto affinché non venisse trovato. Aveva la protezione di Gabriel che l’occultava con i suoi poteri.”

Colette rimase in silenzio per qualche minuto.

“Sì, però lo stesso Gabriel, sotto il controllo del Trono, ha portato il caos!”

 

“Ahimè! Purtroppo è vero ma comunque lui aveva aiutato Abbadon e io farò lo stesso con te. D’ora in poi sarai sotto la mia protezione. Però non tollererò uccisioni invane.”

 

“Ti… ringrazio?”

Così dicendo i tre si diressero alla locanda delle Locuste. Finalmente, dopo una bella camminata, giunsero a destinazione e si nascosero dietro ad alcune rocce. Il luogo era completamente circondato e sorvegliato da alcuni agenti della SWAT. Alcuni passi giunsero vicino al loro nascondiglio… era Levin, una delle poche Locuste che aveva scelto di rimanere a combattere. Raphael gli sorrise.

“Ho portato dei rinforzi.”

 

“Colette! Allora è tutto vero quello che si dice sul tuo conto. Sono felice di rivederti!”

 

“Lo stesso per me. La situazione?”

 

“La locanda è occupata dagli agenti della SWAT. L’esterno è sorvegliato da alcuni di loro e un mezzo blindato è visibile da questa postazione. L’interno è ben sorvegliato soprattutto nelle zone di porte e finestre.”

 

“E la ragazza?”

 

“Si trova nella stanza del caminetto, il luogo è ancora più protetto e all’interno si trova anche il Principato.”

 

“Raphael, come mai quest’umana è così importante? In che modo riuscirà ad aiutare la Città d’Argento?”

 

“Perché lei sa tutta la verità sui Principati. Per questo motivo vogliono eliminarla.”

Colette annuì e dopo aver chiesto al suo amico Levin quante Locuste erano rimaste, iniziò a pensare ad un piano veloce e non troppo pericoloso per raggiungere più velocemente l’obbiettivo. L’ammonimento di Raphael riguardante il fatto di non compiere uccisioni invane la bloccava su molti punti ma una volta decisa la strategia si diede da fare. Prima fece capovolgere il pesante blindato sopra a due guardie, attirando così l’attenzione della maggior parte di esse, poi creò una piccola tempesta di sabbia in modo tale da occultare la presenza delle Locuste. Gli uomini riuscirono ad rendere innocui quelli della SWAT e mentre Colette si dirigeva verso la locanda, Raphael e Seth rimasero nascosti dietro le rocce. La ragazza si avvicinò alla finestra e diede un rapido sguardo per vedere l’effettiva disposizione del nemico. Due guardie sorvegliavano la porta, altre due tenevano d’occhio la ragazza legata e imbavagliata ad una sedia e il Principato stava di fronte a lei. Uno della SWAT, vicino al caminetto, stava avvicinandosi alla ragazza, sotto l’ordine del Principato, per spararle alla testa. Colette accese il caminetto e le due guardie alla porta si avvicinarono alla finestra, dove stava la caduta, per poi romperla. Uno dei due fece uscire la canna del mitragliatore fuori dalla finestra ma venne infilzato da Colette. Quest’ultima prese l’arma al nemico e con la spada fece fuori anche il secondo, tirando un fendente nella sua direzione, buttando giù i calcinacci del muro. Si spostò ed entrò dalla porta vicina, decapitando altre tre guardie SWAT. Proprio in quel momento entrò Raphael che guardava le teste decapitate a terra. Colette temeva di aver tradito la fiducia dell’Arcangelo sul fatto delle uccisione invane.

“Comunque servivano il male.”

Furono le parole di Raphael, parole che sollevarono la caduta. Poi entrarono nella stanza del caminetto dove li attendeva il Principato Sufiel.

“Mi sa che dovrò uccidere la ragazza.”

 

“Mi sa che non lo potrai fare.”

Il Principato guardò l’Arcangelo con aria interrogativa.

“Non potrai farlo perché sei imprigionato in un sigillo.”

Sufiel si guardò a terra e vide il sigillo comparire dal nulla, un sorrise comparve lo stesso sul suo volto.

“Beh, almeno così vi sarà impossibile entrare al suo interno. Va bene, allora prendete pure la ragazza, siete stati astuti lo devo ammettere.”

Quella situazione insospettiva Colette, il Principato era troppo sicuro di sé e l’aveva data vinta troppo facilmente. I suoi occhi si posarono sulla ragazza ben legata e imbavagliata e notò che tentava di ottenere la sua attenzione. Mosse un passo nella sua direzione ma la ragazza diniègo violentemente con la testa per farle capire che non doveva avvicinarsi. Allora usò i suoi poteri per liberarle la bocca da quel pezzo di stoffa.

“Sufiel mi ha fatto un sigillo sulla pancia che, se vengo toccata, mi fa esplodere le interiora!!!”

Colette e Raphael rimasero stupiti da tale notizia.

“Se mi date una mano posso togliermelo da sola!”

Colette sfruttò nuovamente i suoi poteri per liberarla dalle corde e finalmente la ragazza poté mettersi all’opera per neutralizzare il sigillo che aveva sulla pancia.

“Ah… come siete noiosi.”

Fu l’unico commento di Sufiel. Colette aveva intenzione di farlo fuori, avvicinandosi al sigillo ma la ragazza la fermò.

“No! Se entrerai nel cerchio farai la fine di una pira umana. L’unica cosa che può passare attraverso al sigillo è un proiettile.”

Così dicendo la ragazza prese una pistola da uno della SWAT e con un pennarello creò sull’arma un sigillo. Il Principato ora cambiò atteggiamento.

“Asp… aspetta, possiamo parlar…”

BANGGG!

Il proiettile mise a tacere le parole di Sufiel per sempre. Poi la ragazza si avvicinò ai suoi salvatori presentandosi col nome di Alex e spiegando che il sigillo non poteva far passare i poteri angelici. Ma Raphael conosceva già la ragazza.

“Alex è vero che è stato distrutto il manuale?”

 

“Purtroppo sì, nel caminetto… Però, in teoria, ci sarebbe una copia. Una copia criptata. Si trova nell’hotel in cui alloggiavo.”

 

“Sei riuscita a tradurre tutto?”

 

“No, ma ho scoperto alcune cose importanti. Soprattutto che il signor Daniel Orali era la figura umana in cui si celava Gabriel…”

 

“Devi sapere che tutto ciò che hai scoperto e hai letto non era per volontà di Gabriel.”

Intanto il gruppo al laboratorio riuscì finalmente a raggiungere il secondo piano e qua, nuovamente, Jubei clone si staccò da loro dando come motivazione che aveva da fare alcune cose importanti. Gli altri si misero a correre per raggiungere l’elevatore che stranamente si era messo in funzione da solo.

“Dobbiamo fare in fretta, prima che le Dominazioni facciano esplodere questo posto.”

Una volta raggiunto l’esterno, l’Arcangelo mise al corrente le Dominazioni della sua volontà di non far esplodere il sito fino a quando Jubei non fosse uscito dalla struttura.

“Ma… veramente Jubei è già qua…”

 

“Voi fate come vi ho detto.”

 

“Sì… Certamente, Gabriel!”

Jubei clone sfruttò il tavolino della reception per chiamare a sé i dieci cloni che aveva scelto per dare a loro la libertà.

“Perché ci hai chiamato?”

 

“Per donarvi la libertà. Immagino che voi sappiate cosa siete, siete come me. Vi ho scelti per creare una squadra che combatte e uccide i caduti, per aiutare gli umani.”

Uno dei cloni all’improvviso sembrò ricordare la figura di Jubei.

“Ehi! Ma lui è Daniel!”

Jubei venne associato alla figura di Gabriel…

“Allora, posso contare su di voi?”

 

“Noi siamo pronti a combattere.”

 

“Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa fare.”

 

“Lo so, anch’io ne avevo bisogno.”

Rispose Jubei.

All’esterno le Dominazioni videro Jubei uscire dalla struttura, seguito da altre dieci persone. Seguendo gli ordini di Gabriel, fecero partire le esplosioni.

“Gabriel! Ecco Jubei 2!”

Il Jubei clone si avvicinò alla Dominazione e la prese per il colletto.

“IO non sono Jubei 2, chiaro?”

 

“Ch… chiaro. Scusaci Jubei.”

Una volta che il gruppo fu riunito, salirono su due furgoncini per raggiungere nuovamente la moschea che li avrebbe portati al portale per la Città d’Argento. Gabriel colse l’occasione per parlare con Rosemary.

“Allora, hai deciso?”

 

“Sì.”

 

“Qual è la tua scelta, Rosemary?”

 

“Voglio mio figlio!”

Gabriel creò una sfera tra le sue mani, una sfera brillante di luce propria. Poi si rivolse a Rosemary e le pose la sfera sulla pancia per poi spingerla fino a che non scomparve completamente all’interno del corpo della ragazza. Infine le vene nere collegate all’artefatto si ricongiungiunsero al cuore nero e finalmente, dopo tanto tempo, il volto di Gabriel apparve sul suo volto. Gabriel sorrise.

“Ecco, tuo figlio rinascerà.”

 

“Grazie!”

Una volta raggiunta la Città d’Argento, Gabriel avvisa tutti che doveva andare assolutamente al Primum Mobile per farsi aiutare dal fratello Michael. Anche gli altri vollero seguirlo ma si fermarono in una piazza dove una piccola folla aveva accerchiato un palchetto fatto interamente di cristalli. Notarono che sul palchetto c’erano quattro angeli ai lati mentre uno era solo al centro. Quest’ultimo angelo, un Aasimar, parlava, con voce melodiosa, di guerra…

“Noi abbiamo rotto la legge del libero arbitrio! Dobbiamo lasciare la Terra e gli umani. Michael sta sbagliando!”

Elisabeth colse l’occasione per avvicinarsi a un gruppo di angeli tra la folla per chiedere loro chi fosse l’angelo che stava parlando.

“Il suo nome è Valiah, è il nuovo signore delle Virtù.”

Intanto l’Aasimar continuava a parlare.

“La nostra razza sta morendo! Noi dobbiamo aiutare gli umani da lontano. Anche i Reincarnati non dovrebbero stare più qua! Non è la loro guerra!”

Dopo queste parole ne conseguì una discussione accesa tra i reincarnati e Valiah. Tentarono di farle capire che ciò che stava dicendo era sbagliato perché oramai i loro mondi erano connessi è quella che definiva la loro guerra apparteneva anche ai reincarnati e a tutti coloro che erano a conoscenza della Città d’Argento e dei suoi abitanti.

“E poi io non sono un reincarnato, sono un umano.”

Disse Matt.

“Vedete! Ora pure gli umani possono raggiungere la Città d’Argento! Per questo motivo è meglio che gli uomini restino sulla Terra e gli angeli alla loro città! Quest’umano è vittima degli errori angelici da quando siamo scesi sulla Terra per aiutare la sua razza!”

 

“Voi siete scesi sulla Terra per imparare da noi!”

Furono le parole taglienti di Elisabeth. Dopo altre discussioni, l’incontro si concluse con l’allontanamento di Valiah e gli altri quattro angeli. Il gruppo poi proseguì verso il Primum Mobile e durante il tragitto, Jubei clone si allontanò momentaneamente per portare gli altri cloni ad addestrarsi mentre Rosemary avvisò gli altri che non avrebbe più partecipato ad alcuna battaglia dato le sue nuove condizioni. Una volta giunti alla scalinata, tutti provarono a salire ma solamente Gabriel, il vero Jubei e Matt riuscirono a raggiungere la meta. Un essere si parò dinanzi a loro, un angelo con quattro paia d’ali e con il medaglione dei Cherubini.

“Sono Somoloel, il nuovo capo dei Cherubini. Vi prego di seguirmi.”

Il Cherubino portò i tre alla sala dell’Albero della Vita, dove Michael li attendeva.

“Fratello mio!”

Gabriel si avvicinò all’Arcangelo e lo abbracciò.

“Ho qualcosa da farti vedere.”

Così dicendo mostrò al fratello l’artefatto con le venature nere.

“Che vuoi che faccia?”

 

“Rivelalo.”

Michael annuì con la testa, molto serio, si avvicinò a Gabriel e gli pose le mani sul cuore nero.

“Con il potere concessomi dall’Eterno, invoco l’Ignis Dei!”

Il corpo di Gabriel iniziò a sollevarsi dal terreno e, una volta a mezz’aria, chiuse gli occhi. L’artefatto divenne bianchissimo e l’operazione svolta da Michael diminuì ulteriormente la luminosità dei cristalli che componevano la Città d’Argento… oramai la città era opaca.

Nel frattempo a Las Vegas il gruppo guidato da Raphael raggiunse l’hotel dov’era alloggiata Alex, prima di essere rapita. L’Arcangelo sfruttò i suoi poteri in modo tale che non ci fossero guai con le persone che lavoravano all’hotel e, una volta raggiunta la camera, scoprirono che era tutta sottosopra. Alex si avvicinò al letto e mise una mano sotto al materasso… per fortuna la copia del manuale era salva!

Alex avvisò gli altri che le sarebbe servita circa una mezza giornata per concludere la traduzione del testo che era scritto nella lingua dei Principati. Riscesero al piano terra e si misero nella postazione computer dello staff dell’hotel dove la ragazza poté svolgere il suo lavoro velocemente. Stava continuando a scrivere, utilizzando anche la sua pennetta usb, quando si fermò all’improvviso.

“Perché ti sei fermata?”

 

“Che cosa sai degli esperimenti di Gabriel?”

 

“Beh, Gabriel, sotto il controllo del Trono, aveva un laboratorio in cui creava dei reincarnati con la tecnologia e…”

 

“Certo, ma sapevi che tutti gli esperimenti a cui ha partecipato erano finanziati dai Principati Sufiel, Eryvel e Dafniah?”

Raphael la guardò sconcertato mentre Seth prese parola dicendo ai presenti che quelli erano gli stessi nomi delle spie che Caesar aveva scoperto grazie alla visione di Matt.

“I Principati hanno aiutato Gabriel con un secondo fine, hanno imposto un sigillo su tutti i cloni che contengono l’energia di Yawak. La loro esistenza è pericolosa… appena il sigillo si attiverà, si trasformeranno in Nephilim, degli abomini. Appena i Principati sapranno della morte di Sufiel, accelereranno il processo dei sigilli, dobbiamo avvertire subito la Città d’Argento dell’imminente pericolo!”

Alla Città d’Argento, il Jubei clone aveva appena raggiunto gli altri quando uno strano affaticamento prese possesso del suo corpo. Jubei finì inginocchiato a terra mentre con fatica tentava di riprendere una respirazione regolare. Tutti si preoccuparono di quella strana reazione ed Elisabeth tentò di aiutarlo, ma lui la spinse via.

“Non so… cosa mi sta succedendo! Dovete andare via, subito!”

Il gruppo fece come gli era stato detto e raggiunsero l’uscita che gli permetteva di raggiungere la città…

Uno spettacolo scioccante si presentò agli occhi di tutti. La Città d’Argento era in penombra, poco dopo il tramonto, e alcune forme umanoidi si aggiravano per la città. Erano degli abomini alti tre metri e mezzo che si muovevano come delle ombre, i loro corpi sembravano incorporei ma gli attacchi che usavano per prendere gli angeli erano fisici. I loro occhi erano grandi e bianchi. Uno di loro riuscì a catturare un angelo e, con terrore, il gruppo guardò quella scena raccapricciante dove poterono notare moltissime mandibole uscire dall’addome del mostro che iniziarono a smembrare il corpo del malcapitato per potersene cibare.

Jubei stava malissimo ma poi, tutto d’un tratto si sentì nuovamente bene. Riusciva di nuovo a respirare con regolarità e si rimise in piedi. Notò che qualcosa gli brillava sul petto, spostò la maglia per poter vedere e scoprì di avere un sigillo luminoso sulla pelle.

“Tu appartieni a me!”

Era opera di Ekiah!

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