Ark – Ep. 02

Raphael poi si avvicinò a Matt.

“Matt come ti senti?”

Il ragazzo volse lo sguardo sul volto dell’Arcangelo notando che era alquanto sorpreso nell’aver visto e provato la volontà che aveva sprigionato per poter salvare l’Arca dal vortice del Nulla. Ma allo stesso tempo era anche preoccupato delle sue condizioni, dato il lungo viaggio che li attendeva…

“Per adesso bene…”

 

“A cosa stai pensando?”

Gli domandò Raphael notando il volto pensieroso del ragazzo.

“E a cosa vuoi che pensi? Sta pensando di restare in vita.”

S’intromise Valiah. Nel frattempo una calma apparente regnava sulla nave e tutti poterono tirare un sospiro di sollievo nell’esser riusciti a superare quelle dure prove per la loro sopravvivenza. Mentre tutti erano occupati nel fare o pensare qualcosa, Nalani colse l’occasione per invitare la spada ad una bella chiacchierata.

“Senti, ho bisogno di parlarti, in privato.”

L’uomo tatuato le apparve dinanzi per guardarla negli occhi con aria pensante.

“E che bisogno c’è di parlare in privato? Tanto tutti credono che parli da sola.”

 

“Preferirei non essere ascoltata da orecchi indiscreti.”

 

“Va bene…”

Così dicendo Nalani si avviò verso la cambusa della nave ma Matt la vide…

“Raphael, và a tenere d’occhio Nalani, non mi fido di lei.”

L’Arcangelo lo guardò un po’ spaesato.

“Perché dovrei? Cioè… insomma credo abbia solo bisogno di restare sola a fare quello che vuole fare… magari vuole starsene sola a pensare.”

Intanto la reincarnata aveva da poco raggiunto una piccola stanza, usata probabilmente per sistemare le varie cose che sarebbero potute servire durante il viaggio, dove alcune casse erano sistemate negli angoli.

“Ebbene?”

Chiese l’uomo sistemandosi su una di quelle casse e mettendosi a proprio agio.

“Senti… ancora non so il tuo nome e vorrei saperlo. Ti prometto che non lo dirò a nessuno.”

 

“E a cosa ti servirebbe?”

 

“Per me è importante!”

 

“Allora…”

Disse, lasciando in sospeso la frase e iniziando ad avvicinarsi lentamente verso Nalani, fino ad arrivarle a pochi centimetri dal suo volto.

“Vuoi dirmi che vorresti portare la nostra relazione ad un rapporto più intimo?”

Nalani lo guardò negli occhi e si sentiva imbarazzata da quella situazione che si era creata, ma era decisa a raggiungere il suo scopo.

“Beh… diciamo più o meno di sì… io vorrei conoscerti meglio, vorrei sapere chi ho al mio fianco.”

L’uomo tatuato le sorrise.

“Il mio nome è Jalael.”

Nalani sorrise a sua volta, ora sapeva dare un nome a quel volto che le stava dinanzi.

“Jalael…”

Dopo il successo ottenuto, volle provare a chiedergli qualcosa di più su chi era ma non ottenne altre informazioni da parte sua. Nel frattempo sul ponte Feron, osservando il Nulla oltre alla nave, vide due sfere luminose rosse che man mano che si avvicinavano quest’ultime s’ingrandivano in maniera impressionante. Il ragazzo avvertì Matt e gli altri della sua scoperta ma purtroppo era troppo tardi…

Dinanzi a loro si parò un essere, a dir poco enorme, di cui si vedeva solamente il busto e i grandi occhi rossi. Là dove il busto sembrava immergersi in quello che era il Nulla, era visibile una strana lettera, come se fosse scolpita sulla muscolatura ben sviluppata di quella entità. Un ghigno comparve sulle sue labbra mentre alzava un braccio per riuscire a colpire l’Arca con una poderosa manata. Matt tentò di evitare il colpo virando la nave in modo tale da non essere sulla traiettoria dell’entità ma purtroppo la prua dell’Arca andò a colpire gli addominali dell’enorme uomo. Il loro mezzo subì un forte colpo e sembrava proprio che la fine sarebbe giunta da un momento all’altro…

“Non può essere! Non finirà così!!!”

Urlò Raphael.

“Dobbiamo riassestarci! Tutti a sinistra!”

Disse a tutti i presenti, a parte Matt che svolgeva la parte più delicata dell’operazione manovrando l’Arca. Poi, una volta superato il pericolo di capovolgimento della nave, mise entrambe le mani sul ponte di cristalli ed iniziò a plasmarli permettendo così la riparazione della prua che era stata danneggiata. Anche Alex volle aiutare l’Arcangelo ma sembrava che non riuscisse ad utilizzare bene il potere di plasmare.

“Immagina i cristalli che si muovono e potrai fare tutto ciò che vorrai!”

La incoraggiò Raphael, riuscendo nell’intento. Purtroppo per il gruppo sembrava proprio che quella sarebbe stata la loro ultima battaglia, Matt non riusciva più a vedere bene i suoi compagni, come se stessero svanendo nel Nulla…

Doveva assolutamente riattivare la barriera protettiva e, questa volta, a dargli una mano fu proprio il suo ciondolo che emanando una luce intensa riuscì ad evitare che tutti si perdessero in quel luogo oscuro. Poi Valiah guardò verso l’alto e si lasciò scappare un urlo di terrore, ma reagì prontamente ad un altro attacco sferrato dall’entità. Attorno ad entrambe le sue mani si formarono come delle piccole barriere che assumevano lo stesso potenziale dell’Ego Will e avrebbe utilizzato quel potere per dar maggiore protezione all’Arca. Gli altri tentarono di mettersi all’opera, con scarsi risultati, e  anche Feron volle aiutarla ma non sapeva come fare…

“Usate la vostra volontà, pensate, volete esistere!”

Così dicendo il ragazzo riuscì a padroneggiare il potere, giusto in tempo per bloccare la manata da parte dell’essere. Mentre Valiah, Matt e Feron proteggevano con la loro volontà la nave, gli altri si misero ai cannoni. Raphael, dopo un colpo mancato, aprì la bocca in direzione del nemico e da essa sparò un raggio luminoso. Poi, per cambiare strategia, l’entità tentò di colpirli pesantemente con un attacco portato con entrambe le mani pronte a schiacciare la nave, ma Matt riuscì ad evitarlo alzandosi e proseguendo il loro viaggio.

“L’abbiamo scampata.”

Disse Valiah contenta di essere ancora viva, ma la sua felicità a breve si sarebbe trasformata in angoscia…

L’uomo enorme era tornato pronto ad attaccare nuovamente il gruppo e questa volta avrebbe tentato di addentare la loro nave. La poppa si alzò e tutti cercarono qualcosa a cui aggrapparsi per non cadere nel Nulla, o ancora peggio nella bocca dell’essere. Matt, facendo nuovamente uso della sua volontà, riuscì a riassettare l’Arca e tutti gli altri si misero ai cannoni per cercare di abbattere il mostro. Feron riuscì a colpirlo con l’arpione e a perforargli il petto, lasciando in quel punto un cerchio perfetto. L’entità era stata abbattuta ma, come ultima vendetta nei confronti dell’Arca, decise di accasciarsi in avanti, permettendo così alle sue possenti braccia di sfracellare la nave.

Poi tutto si fece buio…

L’Arca aveva ceduto e tutti i presenti all’interno di essa erano scomparsi nel Nulla.

Il Nulla… un luogo dove regnava permanentemente l’oscurità, un luogo dove ogni tipo di pensiero era assente, un luogo dove qualsiasi forma carnale non era ben accolta dal buio.

D’improvviso, nel Nulla, apparve un punto bianco. La luce che emana non è abbastanza forte per vedere ciò che gli sta attorno, quindi inizia a pulsare fino a quando lo spazio vuoto attorno ad esso s’illumina un po’ di più. Il punto bianco, quasi volesse prendere coscienza di sé, iniziò a crearsi un corpo. Un cuore pulsante apparve nel Nulla e da esso si formarono le vene arteriose e venose, che avrebbero permesso la circolazione del sangue. Poi iniziò a crearsi lo scheletro, avendo la necessità di muoversi, e con esso comparvero i muscoli e i vari legamenti. Per concludere  prese una pelle umana e cominciò a calzarla, come se fosse un guanto ben aderente. Finalmente il punto bianco aveva riassunto la sua forma materiale, ma sembrava spaesato. Iniziò a camminare, come se stesse volando, verso l’ignoto e, dopo un po’, si trovò sopra ad una foresta con alcune sagome informi che procedevano all’interno di essa. L’attenzione del punto diventato umano venne attirata da un albero molto grande e luminoso, che si trovava in uno spiazzo tra gli alberi della foresta. C’erano dei frutti di forma ovale con una luce propria…

Il punto prese uno di quei frutti e lo addentò. Poi… vari ricordi iniziarono a tornargli alla mente, ricordi brutti e altri belli, ma comunque ricordi di qualcuno. Il puntò ritornò ad avere la libertà di pensiero che gli era stata negata dal Nulla. Volse lo sguardo su di sé e notò che era nudo… iniziò a vergognarsi della sua nudità. D’istinto cercò un riparo dove potersi nascondere e riuscì a trovare una caverna che stranamente era illuminata di bianco all’esterno mentre al suo interno regnava un’oscurità penetrante, come il Nulla. Il punto entrò nella caverna e, una volta al suo interno, una luce soffusa bianca apparve dinanzi a lui e gli mostrò alcuni avvenimenti di un umano, lo stesso che aveva visto nei ricordi, facendogli pian piano ricordare chi era…

La luce soffusa si dissolse e Matt si trovò, vestito di nuovo dei suoi abiti, in un salone con molte candele e sul trono che gli stava dinanzi c’era un essere con al collo il suo medaglione. Sandalphon si alzò dal trono, scese la scalinata e si avvicinò al ragazzo guardandolo.

“E tu? Le guardie ti hanno lasciato passare?”

 

“Dove sono?…”

 

“Nel mio tempio. Come sei vestito strano…”

 

“Ma tu… sei morto.”

Gli disse Matt, ancora incerto su ciò che gli stava accadendo. Non era possibile che Sandalphon fosse ancora vivo…

“Probabilmente sono morto anch’io…”

 

“No, vieni con me.”

Sandalphon portò il ragazzo dinanzi ad un portone enorme che venne subito aperto da due Dominazioni, una luce accecante impedì momentaneamente la visuale a Matt ma una volta usciti all’esterno un meraviglioso paesaggio medio orientale comparve in tutto il suo splendore davanti a loro.

“Vedi, siamo vivi. Noi respiriamo quest’aria e calpestiamo questa terra, quindi siamo vivi.”

A Matt tornarono gli ultimi ricordi che aveva del viaggio sull’Arca e di come venne affondata dall’enorme entità…

All’improvviso, dalle scalinate, giunse una voce avvolta dalla preoccupazione che chiamava a gran voce Sandalphon. Entrambi si girarono verso le scalinate  e videro comparire Dumael, il traditore che tolse la vita a Sandalphon! Matt gli disse che non doveva fidarsi di lui perché l’avrebbe tradito, voleva dimostrargli che diceva la verità mostrandogli l’amul…

Matt si toccò la zona del collo ma non trovò l’amuleto! Guardò verso Sandalphon notando che ce l’aveva lui…

Nel frattempo Dumael era sempre più agitato.

“Devo andare, perché sento che devo percorrere questa strada.”

Così dicendo sorrise a Matt e gli donò l’amuleto.

“Tieni. Sarò sempre con te, al tuo fianco.”

 

“Perché lo dai a me?”

 

“Mi hai fatto capire che ci tieni a me. Tu sarai il mio rappresentante sulla Terra.”

Concludendo il discorso, gli rivolse un altro sorriso, poi si allontanò, serenamente, accompagnato da Dumael. L’amuleto di Matt iniziò a pulsare e tutto l’ambiente attorno a lui iniziò a svanire, causato dalla pulsazione che creava dei cerchi concentrici come in uno stagno d’acqua. Ora, di nuovo, attorno a lui c’era solo il Nulla. Il suo amuleto s’incrinò e da esso fuoriuscì un’energia rossa che ricoprì l’intero corpo di Matt. Quando quella luce intensa svanì, il ragazzo non sentì più il peso dell’oggetto legato al collo e quando mise una mano sul petto vide che tutto il suo braccio era ricoperto di scaglie rosse… si accorse di avere addosso un’armatura. Non sapeva come fosse successa quella trasformazione ma immaginava che fosse stata opera dell’amuleto. L’unica cosa che non avrebbe potuto vedere  della trasformazione erano i suoi occhi che divennero completamente bianchi. Poi, guardandosi attorno, riuscì a vedere Feron… il suo corpo era inerme nel Nulla. Si mosse verso di lui e notò che automaticamente, sotto i suoi piedi, venivano creati dei pannelli rossi, come se padroneggiasse quella realtà. Una volta accanto al reincarnato si chinò su di lui e provò a muoverlo… il corpo non diede segno di vita…

Provò a guardare ancora attorno a lui e riuscì a trovare anche gli altri del gruppo, tutti i loro corpi esanimi nel Nulla…

Allora volle provare a risvegliare Feron, se lui era riuscito a ritornare in vita voleva dire che poteva esserci una possibilità di sopravvivenza anche per tutti loro. All’iniziò lo scosse un poco e poi iniziò a chiamarlo per nome, in modo tale da fargli riavere la coscienza. Riuscì nell’impresa ma Feron, al suo risveglio, si ritrovò davanti una persona a lui sconosciuta dagli occhi bianchi e che indossava un’armatura a scaglie rossa.

“Sta tranquillo, sono Matt.”

Riconoscendo la voce del ragazzo Feron si calmò e poi lo seguì, dato che stava andando a risvegliare gli altri, con l’intento di spiegare a tutti che dietro a quell’armatura c’era Matt. Quando toccò il turno a Nalani, vide che anche Jalael era disteso senza vita… in quel momento si sentì malissimo…

Lui le aveva chiesto di restare alla città d’Argento ma lei l’aveva portato in quel luogo oscuro, ed ora il suo corpo giaceva esanime accanto a lei…

Iniziò a scuoterlo energicamente e a chiamarlo per nome ed infine l’uomo tatuato riuscì a svegliarsi dalla morte. Nel frattempo Matt era riuscito a risvegliare tutti quanti e Rapahel notò che sotto i piedi di tutti c’erano dei pannelli rossi, proprio come li aveva il ragazzo.

“Potrebbe essere che la coscienza di Matt ci tenga in vita.”

Nonostante la buona notizia, l’umano non riusciva a controllare la sua nuova identità corazzata, l’ultima cosa che voleva era rimanere per sempre intrappolato in quell’armatura a scaglie.

“Ora potresti fare la stessa cosa con l’Arca?”

Chiese Valiah.

“Ma… visto che riesco a controllare i pannelli, non potremmo semplicemente andarci senza la nave?”

Chiese Matt. A rispondergli fu Raphael.

“Non si può! Per attraversare il Nulla abbiamo assolutamente bisogno dell’Arca, perché è l’unico oggetto che è stato creato dall’Eterno che riesce a spostarsi nel Nulla.”

 

“D’accordo.”

 

“Comunque non ti preoccupare, daremo tutti una mano per la ricostruzione della nave. Basta che uniamo i nostri pensieri con un unico scopo, l’esistenza dell’Arca.”

Così tutti iniziarono a mettersi all’opera e in breve tempo l’Arca tornò come prima.

“Abbiamo avuto molta fortuna…”

 

“Magari è stata la volontà dell’Eterno ad aiutarci.”

Disse Alex a Valiah.

“Sarebbe magnifico!…”

Finalmente il gruppo risalì sull’Arca e, quando Matt riprese il posto di comando, raggiunsero la meta in una decina di secondi. La nave andava così veloce che tutti dovettero trovare un appiglio a cui aggrapparsi per non finire ruzzoloni a terra. Sotto di loro il paesaggio cambiò improvvisamente, ora al posto del Nulla c’erano vallate verdeggianti e rigogliose. Attraversarono una vasta prateria quando d’un tratto raggiunsero un’alta collina dove alcuni macigni stavano letteralmente levitando in aria… Matt doveva rallentare la velocità, altrimenti di sicuro si sarebbero sfracellati contro uno di quei macigni! Ma per il ragazzo non fu un problema modificare l’andatura dell’Arca e infine si fermarono sopra alla collina.

“Secondo voi dove saranno gli antichi Principati?”

 

“Io non mi preoccuperei. Sicuramente sanno che siamo qui e quindi saranno loro a trovarci.”

Disse Raphael. All’improvviso la terra iniziò a tremare e da essa iniziò a crearsi un corpo dalle fattezze umane, seppur possenti e gigantesche. L’intero corpo era formato dalla terra e due occhi grandi e azzurri si fissarono sull’Arca. Con le mani prese la nave e poi la osservò da vicino, annuendo ogni tanto con l’enorme capo. Poi iniziò a parlare… beh, a parte il vocione enorme, tutto ciò che stava dicendo era davvero incomprensibile agli orecchi di tutti. Comprendendo la difficoltà di parola, l’uomo gigantesco avvicinò al ponte dell’Arca un dito che iniziò a prendere fattezze umane…

“Benvenuti stranieri. Chi vi ha mandati qui? E cosa vi porta qui?”

Matt volle avvicinarsi al dito dell’uomo per potergli parlare e Valiah prontamente si mise al suo posto di comando in modo tale da mantenere in volo l’Arca.

“Veniamo dalla città d’Argento per la saggezza degli antichi Principati.”

Il volto del dito sembrava confuso.

“Eppure l’Eterno ci aveva promesso riposo.”

 

“Lo sappiamo, ma siamo giunti fin qui per chiedere il vostro aiuto.”

 

“Beh, siete stati molto coraggiosi, o molto imprudenti, ad attraversare il Nulla per raggiungerci. La vostra presenza in questo luogo significa che siete abbastanza forti da poter proseguire il vostro viaggio. Coloro che cercate li troverete nella dimora degli Ancestrali.”

 

“Qual è il tuo nome?”

 

“Veliel.”

 

“Veliel, sapresti indicarci la strada?”

 

“Certamente. Dovrete proseguire fino a quando non troverete un castello imponente che fluttua tra le nuvole. Quella è la loro dimora.”

 

“Ti siamo enormemente grati del tuo aiuto.”

Il volto del dito sorrise prima di ritornare alla sua forma originaria, poi l’uomo di terra prese nuovamente l’Arca con entrambe le mani e la posizionò nella giusta direzione, indicando infine la rotta che dovevano seguire. La nave tornò sotto il controllo di Matt e proseguirono il viaggio velocemente. Tutto ad un tratto il paesaggio mutò e questa volta stavano sorvolando un immenso deserto, arido e abbastanza inospitale. In lontananza videro una carovana di beduini che s’incamminavano verso una direzione differente dalla loro. C’era chi avrebbe voluto fermarsi per poter parlare con quei nomadi del deserto ma la loro meta attuale aveva la priorità assoluta, così continuarono il loro viaggio, sorpassando pure un’oasi molto grande che ospitava altri beduini che si stavano accampando per riposare. Poi di nuovo il paesaggio si trasformò e questa volta c’era una rigogliosa foresta piena di vita, solo che i presenti sull’Arca discutevano sul tipo d’uccello che vedevano dato che agli occhi di ognuno di loro appariva in una forma differente. Finalmente, in lontananza, riuscirono ad intravedere il castello che stava sospeso in aria ed era magnifico con tutte quelle nuvole che l’avvolgevano. Dopo che ebbero attraccato la nave, scesero da essa e si ritrovarono di fronte ad un enorme portone decorato. Intanto Matt provò nuovamente a riprendere le sue sembianze e questa volta ce la fece, grazie alla sua volontà riuscì a riavere l’amuleto che si ricompose senza dare alcun segno di spaccatura. Poi il ragazzo stava per bussare al portone quando questo si aprì da solo, permettendo al gruppo di entrare e procedere attraverso una navata ben illuminata da numerose candele, il cui decoro era molto simile a quello del Tempio del Primum Mobile anche se forse un po’ più umile. Si ritrovarono in un salone molto grande dove dinanzi a loro stavano tre persone sedute composte. Valiah e Raphael s’inginocchiarono subito per portare rispetto alle tre entità e gli altri fecero lo stesso, poi anche loro si misero seduti. Finalmente poterono osservare con attenzione i tre antichi Principati che li stavano fissando a loro volta. Quello seduto sulla destra aveva una folta barba nera, in testa portava un turbante e aveva gli occhi azzurri, quello seduto nel mezzo era pelato ma portava una barba grigia un po’ più lunga e aveva gli occhi verdi, infine quello seduto a sinistra portava un turbante, il suo intero corpo era avvolto da una fluida barba bianca mentre gli occhi erano rossi. La cosa che univa e caratterizzava tutte e tre le persone era il loro abbigliamento, degli abiti sacerdotali che ricordavano molto quelli ebraici. Raphael tutto eccitato parlò a bassa voce a Valiah dicendole che aveva sentito di loro solo tramite gli antichi scritti, erano i tre Ancestrali. Poi Matt prese parola.

“Siete voi gli Ancestrali? Veniamo dalla città d’Argento.”

Nessuna risposta…

I tre Ancestrali si guardarono l’un l’altro. Il più giovane tra loro, quello con la barba nera, si alzò tenendo in mano un bastone, poi fece lo stesso quello che aveva la barba bianca. Entrambi si avvicinarono al gruppo, il primo si fermò dinanzi a Feron mentre il secondo scelse Raphael. Dopo aver parlato brevemente con entrambi, procedettero oltre di loro e uscirono dalla porta. Tutti non riuscivano a capire che cos’era successo…

“Ti abbiamo offeso?”

Chiese Matt all’Ancestrale che gli stava dinanzi, ancora seduto. Quest’ultimo non rispose e si alzò in piedi, decidendo di raggiungere gli altri due antichi Principati. Matt si mise dinanzi al suo cammino.

“Ti abbiamo offeso in qualche modo?”

L’uomo lo guardò intensamente.

“Voi non siete pronti.”

Così dicendo anche lui uscì dal portone. Una volta che i troni erano vuoti, tutti poterono notare dietro ad essi un affresco molto grande che rappresentava i tre Ancestrali molto giovani, su di una rupe, che utilizzavano i loro poteri contro delle entità maligne che venivano inghiottite da delle lingue di fuoco. Poi Matt si concentrò su Feron e Raphael, chiedendo ad entrambi che cosa avevano detto ai due Ancestrali.

“A me si è avvicinato chiedendomi quale fosse il mio scopo qui e io gli ho risposto che, sinceramente, non avevo un vero motivo per essere qui. Ma non mi ha lasciato nemmeno finire la frase che se n’è andato…”

Disse Feron.

“Invece a me si è avvicinato per dirmi che non sono completo e che sarei dovuto venire con tutto me stesso… Avrei voluto dirgli qualcosa ma anche lui se n’è andato prima che potessi esprimermi…”

Rispose Raphael. Tutti decisero di raggiungere i tre Ancestrali che, oltre il portone, stavano ammirando il cielo.

“Io e i miei compagni abbiamo rischiato la vita per arrivare fino a voi!”

 

“Non ce la faranno mai… Se sono veramente loro, non abbiamo speranze.”

Disse l’uomo dalla barba nera, ignorando ciò che gli stava dicendo Matt.

“Hey! Mi avete sentito?!”

I tre Ancestrali si girarono verso di loro e all’unisono socchiusero gli occhi, facendo apparire alle loro spalle l’affresco e parlarono al gruppo delle entità maligne, ovvero i Vigilanti.

“Lo Sheol si sta aprendo. Ora che l’Eterno è scomparso, anche la sua prigione lo sarà.”

 

“Va bene, ma ora noi siamo qua, dinanzi a voi! Se ci dite che non siamo pronti, allora preparateci per esserlo!”

I tre si guardarono l’uno con l’altro.

“Dovremo fare in fretta, Noè.”

Disse l’uomo con la barba grigia a quello con la barba nera. Quest’ultimo si avvicinò a Feron e col bastone riuscì ad atterrarlo senza troppe difficoltà.

“Matusalem.”

Disse poi l’uomo dalla barba grigia a quello con la barba bianca. Lui si avvicinò a Matt che riuscì a difendersi dal primo colpo di bastone grazie alla sua nuova armatura. Il bastone s’incenerì ma Matusalem fece riapparire dal bastone vecchio un altro nuovo e questa volta colpì il ragazzo molto forte al petto.

“Mi sa che non padroneggiano abbastanza il flusso.”

 

“Il flusso?”

Quando gli venne chiesto del flusso, tutti e tre gli Ancestrali mollarono i loro bastoni e una luce bianca molto luminosa iniziò ad apparire all’interno dei loro polsi destri, poi questa iniziò a girare velocemente e, quando i tre antichi Principati alzarono il braccio destro, poi proiettò un cono di luce altissimo fino al cielo e da esso apparvero delle lame.

“Il flusso non vi è stato più dato dopo che avvenne l’uccisione del primo angelo.”

 

“Dovrete riuscire a ricreare la Lama e la Torre.”

Così dicendo le loro Lame tornarono nei loro polsi.

“Però sentiamo in voi disarmonia. Non siete un vero gruppo unito e per ciò, se non lo diventerete, avrete già perso in partenza. Quindi vi consigliamo di tornare al salone e decidere su ciò che vorrete fare.”

 

“Ma noi siamo già d’accordo! Vogliamo uccidere Lucifer e ridare il libero arbitrio agli esseri umani!”

 

“Sarete pure in sintonia su un’idea ma non lo siete come persone.”

Così concludendo i tre Ancestrali gli diedero le spalle mentre il portone si aprì. Il gruppo rientrò nel salone e, una volta dentro, le porte enormi si richiusero alle loro spalle.

“Bene! Mi sembra logico che finché non dimostriamo di essere un gruppo unito non potremo proseguire il viaggio. Chi è d’accordo che dobbiamo continuare?”

Alcune mani si alzarono mentre altre no…

“Io me ne tornerei alla città d’Argento. Per me è stato solo un viaggio inutile.”

Disse Valiah.

“Io non so nemmeno perché sono qui. Preferirei tornare indietro.”

Rispose Feron.

“Perché anche noi non ce ne torniamo alla città?”

Chiese Jalael a Nalani, cercando di convincerla a fare ciò che voleva.

Poi tutti si sparsero nel salone, decidendo di rimanere soli a pensare. Matt, Nalani, Alex e Raphael erano gli unici a voler proseguire il loro cammino e sapevano che dovevano convincere anche gli altri a farlo, altrimenti per loro sarebbe stata dura affrontare i Vigilanti. Raphael decise di andare a parlare a Feron.

“Capisco che per te è difficile accettare questo destino, ma pensa che grazie al tuo aiuto potrai salvare la Terra e tutti coloro a cui  vuoi ben…”

 

“Sulla Terra ho avuto solo sofferenze e sinceramente non mi sento così legato ad essa.”

 

“Però è pur sempre la tua casa.”

 

“Se è per questo potrei vivere benissimo anche alla città d’Argento.”

Così concludendo gli diede le spalle e si allontanò dall’Arcangelo, desiderando di rimanere solo. Nel frattempo Matt si avvicinò a Valiah per tentare di convincerla a rimanere.

“Perché non vuoi proseguire? So che ti ho portata qui grazie ad una scommessa ma non riesco comunque a capirti. Soprattutto non riesco a capire il profondo odio che hai verso gli esseri umani.”

 

“Beh, benvenuto nel nostro mondo! Voi ci avete sempre descritti in un modo e continuate a pensare che noi dovremmo comportarci come ci avete immaginato ma la verità è che noi vi guardavamo sempre con una punta d’invidia. Belial… Belial era un amico importante per me! Una volta ottenuto il libero arbitrio, l’unica cosa che apparteneva agli esseri umani, cambiò del tutto e mi lasciò sola alla città d’Argento!”

 

“Capisco il tuo dolore, però sono state loro scelte. Non puoi incolpare la razza umana di aver influenzato Belial! Lui ha scelto di abbandonare la città per seguire Lucifer e nessuno di noi ha colpa di questo.”

 

“Perché Dio non ci ha creati tutti uguali?…”

 

“Se lo avrebbe fatto non saremmo mai stati felici.”

 

“Ha fatto bene Sandalphon a sceglierti.”

Gli rispose Valiah, concedendogli un sorriso. Quel momento di tranquillità venne spezzato dalla voce lamentosa di Raphael che si era messo davanti al portone supplicandolo di aprirsi. Intanto Alex decise di andare a vedere come stava Feron.

“Immagino che per te sia dura fare una scelta in questo momento.”

 

“Già…”

Feron avrebbe preferito restare solo, perché nessuno di loro lo capiva?

“Però pensa a bene quello che deciderai di fare, potresti salvare la Terra.”

 

“Laggiù ho sofferto molto, quella non è mai stata una casa per me…”

 

“Tutti abbiamo sofferto, però io voglio tornare a casa. E tu, hai qualcuno che ti aspetta a casa?”

Feron non rispose.

“Senti, avrai sicuramente qualcuno laggiù che ti vuole bene.”

 

“Non credo… Comunque penso che l’uomo con il libero arbitrio ha fatto troppo male e per me non vale il minimo sforzo.”

 

“Hai sofferto così tanto che vuoi continuare a scappare piuttosto che fermarti e provare ad aiutare?”

 

“Ho sofferto anche troppo. Starò bene alla città d’Argento.”

 

“Allora combatti per te stesso e per quello in cui credi!”

 

“…”

Il ragazzo si allontanò di nuovo per stare solo, ma non passò molto tempo che Raphael gli andò incontro.

“Come stai?”

Feron alzò le spalle.

“E con te?”

Gli chiese notando nell’Arcangelo era tutto agitato.

“Beh, abbastanza bene… Volevo solo dirti che anche se non hai uno scopo, in realtà ce n’è sempre uno. Allora magari potresti combattere per te stesso e per ciò in cui credi, dato che  come mi dicevi…”

 

“Me l’ha già detto Alex…”

Lo fermò prima che concludesse la frase.

“Ah? Davvero? Allora va bene, pensaci su e sappici dire cos’hai deciso.”

Così dicendo Raphael tornò di nuovo davanti al portone, supplicandolo di aprirsi e provando ad ingannarlo sul fatto che tutti quanti erano un gruppo più unito. Nel frattempo l’uomo tatuato tentò ancora una volta di convincere Nalani a salire sull’Arca per tornare alla città d’Argento.

“Perché non vuoi partire? Oppure potremmo restare in questo paradiso meraviglioso, solo tu ed io, senza fare niente.”

 

“Perché non vuoi restare? Perché non vuoi combattere?”

 

“Senti, non ho avuto vita facile. Da quando i Principati mi hanno maledetto, relegandomi in questa spada, ho dovuto sempre cambiare padrone. E quando il possessore della spada moriva ho dovuto sempre legarmi di nuovo a qualcun’altro! Non sopporto più il fatto che tutti quelli che mi hanno avuto al loro fianco hanno sempre deciso di combattere per poi morire e…”

Lasciò in sospeso la frase perché Nalani si era avvicinata a lui per poi abbracciarlo con forza. Jalael rimase senza parole e l’unica cosa che riuscì a fare fu un goffo movimento della mano che batteva sulla schiena della ragazza.

“Ehmm…”

 

“Mi dispiace!”

Iniziò a dire la reincarnata.

“Mi dispiace di non averti capito! Mi dispiace se ti ho trascinato fin quaggiù! Io non lo sapevo… non sapevo quanto soffrivi.”

La reincarnata era sinceramente dispiaciuta per tutti gli avvenimenti che erano accaduti, soprattutto quello in cui lei aveva visto l’uomo tatuato privo di vita accanto a sé. Una sola lacrima le rigò il volto, era da tanto tempo che non si sentiva così male ma allo stesso tempo pronta a difendere ciò a cui voleva bene. Jalael le sorrise e tentò di far prevalere la propria volontà su quella di Nalani. Alex, che era tornata vicino a lei, si preoccupò vedendo che la ragazza si stava lentamente accasciando contro la spada, quasi fosse entrata in una specie di trance.

“Hey, Nalani! Che ti succede?”

Nalani riuscì ad opporsi alla volontà dell’uomo tatuato e tranquillizzò Alex, dicendole che andava tutto bene. Poi si rivolse arrabbiata verso la spada.

“Hey! Non farlo mai più! Non serve a niente che tu prenda possesso di me perché io sono già con te. E se sono con te ti prego di non prendere più il controllo della mia mente. Voglio aiutarti! Ti aiuterò a redimerti dalla tua maledizione.”

Jalael rimase senza parole dinanzi a lei…

“Va bene, ma alla fine voglio una ricompensa.”

Le disse sorridendo.

“Che tipo di ricompensa?”

 

“Mi terrai con te senza più combattere, in un luogo circondato dalla natura.”

 

“Va bene, te lo prometto.”

Raphael, stanco d’implorare la porta di aprirsi si avvicinò a Matt e Valiah e, con vari gesti, chiese al ragazzo se era riuscito a convincerla. Lui gli rispose di sì e poi tutti e tre si avvicinarono ad Alex e Nalani.

“Tutto a posto?”

Le ragazze annuirono.

“E Feron?”

 

“”Beh… è laggiù. Non ha ancora deciso cosa fare.”

Matt si allontanò dal gruppo per avvicinarsi al reincarnato.

“Come va?”

 

“Sono successe talmente tante cose che non mi ricordo più il motivo per cui sono qua…”

 

“Perché non vuoi tornare sulla Terra?”

Iniziò così un’accesa discussione tra i due ma alla fine servì a molto, dato che sfogandosi, Feron accettò di proseguire. Una volta riuniti tutti davanti al portone, questo si aprì facendo vedere un cielo sulla via della sera. I tre Ancestrali oltrepassarono la soglia, entrando nel salone.

“Finalmente siete uniti.”

 

“Sì.”

 

“Ora saprete la verità.”

Così dicendo i tre Ancestrali iniziarono a raccontare loro l’inizio dei tempi, quando l’Eterno aveva creato la città d’Argento e la Terra. Raccontarono della Dominazione che si avvicinò ad Adam e di come quest’ultimo lo assalì, per poi cibarsi della sua carne. La punizione che gli fu affidata dall’Eterno era quella di rimanere confinato per sempre nel Nulla. Poi, l’Eterno, creò una nuova razza di umani, imperfetti, che non potevano usare l’arte della creazione dell’Eterno, il flusso, come Adam, il loro predecessore. I Vigilanti erano gli unici angeli che potevano scendere sulla Terra per poter vigilare sugli umani, ma furono anche i primi Caduti. Tutto ciò che compievano aveva uno scopo sempre quasi benevolo ma comunque andavano contro le regole dell’Eterno. I Vigilanti, al tempo degli antichi Principati, erano centocinquanta e a capo di tutti loro c’era Turiel, il Vigilante dell’arte della guerra, del metallo e della violenza. Poi c’era Asmodiel, il Vigilante onnisciente, che sapeva manovrare le arti occulte e colui che scoprì come togliere il sigillo imposto dall’Eterno per impedire l’uso del flusso. Infine c’era Asbel, il primo Vigilante che si accoppiò con le donne umane dando vita così a figli mostruosi conosciuti come Nephilim. Ci furono diverse guerre tra i Vigilanti, che si erano divisi in tribù…

Poi Enoch, il primo Principato, l’uomo dalla barba grigia, si liberò dal sigillo del flusso e diede lo stesso potere anche a Matusalem e Noè. Quando i Vigilanti divennero dei Caduti, l’Eterno, per contraddistinguerli dagli angeli, fece in modo che le loro ali si tingessero di nero. Dopo il periodo buio nacquero le Virtù il cui scopo era quello di dimezzare l’apprendimento della conoscenza da parte degli esseri umani la cui recettività nell’apprendere nuove cose era troppo veloce.

“Adesso è il momento in cui l’Eterno, con la sua assenza, ha deciso di farli riversare sul creato. I Vigilanti sono di nuovo liberi ma Dio vi ha scelti per farli giudicare da voi. In premio c’è quello che desiderate di più tutti quanti assieme.”

 

“Lucifer…”

 

“Ma perché l’Eterno non ha scelto voi? Già in passato li avete sconfitti.”

 

“Noi non abbiamo nessuna paura di morire, noi stiamo solo riposando. L’Eterno ci ha promesso il riposo e non può tornare indietro su una promessa fatta da Lui stesso. Per questo motivo vi ha scelti, ma anche perché avete un animo ardente che proviene dal vostro desiderio di combattere per qualcuno. Noi invece rimaniamo impassibili di fronte agli eventi.”

 

“Come ci istruirete?”

 

“Vi insegneremo l’arte del flusso e toglieremo i vostri sigilli.”

Così dicendo i tre Ancestrali uscirono dal portone per ammirare il paesaggio serale all’esterno.

“Saranno gli stessi umani a fronteggiare i Vigilanti.”

Poi si voltarono verso tutti i presenti.

“Siete pronti?”

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